Il carattere secondo J. Hillman: una pensione piena di ospiti
“Il tuo carattere deve consistere di parecchi «caratteri», di «personalità parziali», come la psicologia chiama le figure che svegliano i tuoi impulsi e entrano nei tuoi sogni, le figure che osano quello che tu non oseresti mai, che ti spingono e ti attirano fuori dal sentiero battuto, la cui verità irrompe all’improvviso dopo una caraffa di vino in una città sconosciuta. Il carattere è caratteri; la nostra natura è una complessità pluralistica, una trama multifasica e polisemica, un fascio, un groviglio, una cartelletta piena di fogli. Ecco perché ci serve una vecchiaia lunga: per sbrogliare i fili e trovare i bandoli.
Mi piace immaginare la nostra psiche come una pensione piena di ospiti.
Ci sono quelli che si presentano puntuali e seguono le regole della casa, e altri, anch’essi ospiti fissi, che se ne stanno chiusi in camera o si fanno vedere solo di notte; e può darsi che questi e quelli non si siano mai incrociati. Una soddisfacente teoria del carattere deve dare spazio a tutti, ai caratteristi, alle controfigure, agli addestratori di animali, alle comparse, agli attori che recitano soltanto una particina e si esibiscono in numeri inattesi. Spesso sono questi a dare allo spettacolo il suo tono tragico, o fatale, o demenziale. (…)
Probabilmente l’integrità del carattere non è una cosa così unitaria; assomiglia, piuttosto, a quando, alla fine dell’opera, l’intera compagnia si presenta in scena, e il coro, i ballerini, i protagonisti e il direttore d’orchestra fanno i loro inchini scoordinati. La vita vuole alla ribalta tutta la compagnia, in flagrante delitto.”
James Hillman, “La forza del carattere“
Dipinto: “La ragazza davanti allo specchio” – P. Picasso