Un pacco tra le mani
25 Maggio 2019
Esempi Gestalt
…Lo porto via con me…
Mario 30 anni psicoterapia individuale
Paziente: sono stanco di “portare” sempre il mio passato.
- Terapeuta: in che senso?
- Paziente: di mettere sempre davanti tutto quello che è stato….
- Terapeuta: come se fosse un pacco ingombrante che tieni tra le mani e tra te e il mondo?
- Paziente: si… è come se prima di tutto dovessi mostrare come ero più che come sono… vorrei un po’ liberarmene
- Terapeuta: e cosa te lo impedisce?
- Paziente: non so come si fa….
- Terapeuta: interessante, neanche io…. (ridiamo…), proviamo così, gli porgo un foglio e qualche colore, disegna qualcosa di cui ti vuoi liberare….
- Paziente: in che senso…
- Terapeuta: disegna qualche cosa di tuo che oggi ti va di lasciare qui…
- Paziente: lo sai che per me è difficile prendermi sul serio, se mi fai disegnare poi….
- Terapeuta: lo puoi fare giocando???
- Paziente: tu mi prenderai sul serio?
- Terapeuta: il gioco è qualcosa di serissimo se giocato….
- Paziente: ok ci provo…..
- (Il paziente si prende venti minuti per disegnare se stesso. Si disegna a 12 anni che ride con un sole e delle lacrime che scendono. Mi rendo conto che il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo e lo condivido con lui)
- Terapeuta: (mi rivolgo a Mario dicendogli che non avremo il tempo per soffermarci su tutto quello che ha disegnato, se è d’accordo e che cosa prova) Paziente: che effetto ti fa?
- Paziente: un po’ mi solleva!
- Terapeuta: ok, guarda il tuo disegno e scegli tu su cosa soffermarti…
- Paziente: (guarda il disegno…) ti voglio parlare di me a 12 anni!
- Terapeuta: Quello che hai disegnato sei tu a 12 anni? Fammi vedere! (mi indica nel disegno lui che sorride con le lacrime)…. Ok! come era Mario a 12 anni?….
- Paziente: beh ridevo sempre come ora, ma non ero allegro… ho la sensazione che mi mancassero un sacco di cose…
- Terapeuta: tipo? Cosa ti mancava?
- Paziente: non lo so….
- Terapeuta: ti va di parlare un po’ con quel ragazzino… così per vedere se lo sa lui?
- Paziente: proviamo…
- (Mario chiude gli occhi e inizia a parlare con il sé di dodici anni teneramente. Gli si rompe la voce e sembra visibilmente commosso)
- Paziente: sei triste? che posso fare per te?
- Paziente (da piccolo): Boh!
- Paziente: Come mai sei triste?
- Paziente (da piccolo): Boh!
- Terapeuta: Lo esorto a parlare più che a fare domande: parlagli di quando TU sei triste….
- Paziente: sai quando sono triste io mangio, e spesso cerco qualcuno con cui parlare per stare un po’ meglio….
- Paziente (da piccolo): Io no… non voglio parlare… sto bene solo da nonno!
- Paziente: Perché nonno??
- Paziente (da piccolo): Beh lui mi accetta anche quando sono triste e sto zitto…. E non mi spiego! E poi mi porta a mangiare il gelato….
- Terapeuta: Mario tu hai capito come mai sta bene solo da nonno?
- Paziente: No!
- Terapeuta: beh… chiedigli meglio!
- Paziente: Cosa fa nonno di particolare?…. Ti capisce e ti porta a prendere il gelato e basta….
- Paziente (da piccolo): Noooo…. non è che mi capisce o mi chiede, ma mi sta comunque vicino anche se non gli dico cosa c’è…. e non mi sgrida!!!
- Paziente: (il viso di Mario si illumina) Ahhhhhh…
- Terapeuta: sembra che ti risuona qualcosa…
- Paziente: si! Lui non vuole che lo si capisca, vuole che gli si stia vicino….
- Terapeuta: Bene! a questo punto…. cosa puoi fare per lui
- Paziente: beh posso provare a stargli vicino io…
- Terapeuta: cioè?
- Paziente: posso provare a stare con lui anche se non lo capisco….
- Terapeuta: come faceva nonno con te?
- Paziente: più o meno…..
- Terapeuta: e magari anche a prenderlo sul serio… e portarlo a prendere un gelato!!!
- Paziente: direi di si…
- Terapeuta: Bene questo è quello che vuoi fare per lui….e per te cosa vuoi fare oggi.. qui?
- Paziente: non voglio lasciarlo qui…
- Terapeuta: cosa?
- Paziente: il disegno e me a 12 anni…
- Terapeuta: ok puoi prenderlo…. È tuo! E come puoi portare via te a dodici anni?
- Paziente: (ripiega il disegno con precisione e se lo mette in tasca), accettandomi anche se non capisco…
- Terapeuta: bene. Come stai? Come ti senti rispetto al pacco tra le mani con il quale sei arrivato?
- Paziente: beh, ora è più leggero… più piccolo!
Il “passato” è figura quando non è concluso, il non essere stato considerato nelle sue vulnerabilità sembrerebbe portare Mario a prendersi poco sul serio e a sdrammatizzare quello che gli accade nella vita odierna. Il lavoro si è caratterizzato nei termini di recuperare e riattualizzare il passato in un “tutto” che esiste nell’oggi e che sceglie di portare con sé invece che liberarsene.